Riceviamo e pubblichiamo:
Con riferimento all’articolo pubblicato all’indirizzo dal titolo "Trasformare in pista ciclabile l'ex ferrovia per Airasca: accordo tra la Regione e i Comuni di Saluzzo, Torre San Giorgio e Moretta" è quanto mai opportuno fare alcune considerazioni.
Historia magistra vitae, dicevano i nostri Padri Romani, ma, in questo, così come in molti altri casi, la lezione sembrerebbe rimanere inascoltata: infatti, continuiamo a non voler riconoscere gli errori compiuti nel passato, recente o lontano quale esso sia, né provvedere alla loro riparazione.
Nel secondo dopoguerra, molte infrastrutture di trasporto a guida vincolata sono state eliminate sotto i fumi di un’ubriacatura di gomma, che ottenebrava e, sovente, tuttora, ottenebra le coscienze di molti Pubblici Amministratori, non ostanti le proteste delle popolazioni interessate, proteste che, in gran parte dei casi, sono sfociate nell’indifferenza quando non nella franca ostilità nei confronti del ferro, essendo queste persone abituate ad una situazione ormai inveterata dove la gomma anziché il ferro è considerata il cardine del trasporto terrestre ed eletta ad icona di progresso
È sotto gli occhi di tutti il traffico intenso, che attanaglia le nostre strade, intraurbane ed extraurbane: nella fattispecie, la SS 663, la quale passa accanto ad una zona industriale di entità non trascurabile, se anche i telegiornali RAI vi dedicano articoli, posta tra Torre San Giorgio e Moretta, dove le fabbriche non possono contare che sull’autocarro quale mezzo di trasporto per le merci da e per gli stabilimenti, pur avendo accanto una ferrovia, ancorché dismessa, facilmente ripristinabile, qualora lo si desiderasse.
Non dobbiamo nemmeno dimenticare che, da Moretta, passando per Saluzzo e Cuneo, è possibile raggiungere Limone Piemonte, attraversando la Provincia Granda per intero, da Nord a Sud, lungo un asse paramediano, il che dovrebbe muovere più di qualche pensiero in merito ad un servizio viaggiatori già a linea incompleta, con i soli binari esistenti, senza il collegamento su Airasca, purtroppo, mutilato
Se il ripristino delle tratte sospese, segnatamente la Saluzzo – Cuneo e la Savigliano– Saluzzo, e la riattivazione della tratta dismessa, monca, ma, nel moncone meridionale, ancora armata, sono in grado di apportare indubbi vantaggi all’area Saluzzese, senza tuttavia limitarsi a questa, è facilmente immaginabile quanto si amplifichino questi benefici allorquando si decidesse di ricostruire la tratta inopinatamente smantellata, pur salvando la pista ciclabile, traslandola in altra sede, ovviamente, propria e non assoggettata a perturbazioni da parte dei veicoli a motore.
In questo caso, vi sarebbe un itinerario alternativo tra Torino e Cuneo, che, da Torino Lingotto, sarebbe indipendente dalla linea per Savona e dalla tratta che, a Fossano, si dirama da quest’ultima, per tacere della possibilità di collegare il Cuneese ed il Saluzzese con il Pinerolese e la Val Pellice o di raggiungere, con un breve tronco da Airasca, Orbassano e, da lì, Torino oppure la Valle di Susa evitando il nodo sotto la Mole.
La bicicletta è bensì davvero un mezzo di trasporto sostenibile, tanto per gli spostamenti di necessità, quanto per gli spostamenti di piacere, ma non si dovrebbe sacrificare un mezzo che concilia ecologia e prestazioni come la ferrovia a vantaggio della mobilità ciclistica, anzi, le due modalità dovrebbero essere complementari e non già antitetiche.
Si deve altresì osservare che, nella zona interessata, il clima non è proprio dei migliori per attrarre i ciclisti, vuoi per il freddo umido nell’inverno, vuoi per il sole cocente nell’estate, mentre avere una ferrovia, ricostruita secondo i canoni della tecnica moderna, sfruttando i vantaggi da questa offerti, potrebbe rivitalizzare l’areale, che potrebbe contare su di un servizio pubblico per la mobilità interna e per il collegamento con i centri di maggiore importanza, in particolar modo Cuneo, Capoluogo di Provincia e Torino, Capoluogo di Regione.
A suo tempo, la chiusura, peraltro, scandalosamente avvenuta dopo aver rinnovato l’armamento della linea, fu motivata con un traffico scarso non già per scarsa domanda, ma per offerta programmata in maniera tale da disaffezionare l’utenza, secondo un paradigma sfruttato oltre misura, da una settantina d’anni.
Viene da domandarsi però il motivo per il quale, in presenza di una così ridotta domanda di mobilità, qualcuno abbia proposto la costruzione di un’autostrada pedemontana: la risposta, purtroppo, è fin troppo facilmente intuibile
Pertanto, sarebbe quanto mai auspicabile che il progetto presentato l’ormai prossimo lunedì 19 febbraio 2024 riguardasse la proposta di ricostruzione della ferrovia Airasca – Saluzzo, con prospettiva di estensione verso le altre località sopra citate, magari con una pista ciclabile in affiancamento e punti di prelievo e restituzione biciclette in corrispondenza delle stazioni.
Roberto Borri, Alessandria