Il settore vitivinicolo italiano affronta un passaggio delicato, segnato dal nuovo rallentamento delle esportazioni (-1,9% in valore nei primi otto mesi del 2025 secondo Istat). Una flessione contenuta ma significativa, che pesa soprattutto su territori come Langhe, Roero e Monferrato, dove l’export resta il motore principale della sostenibilità aziendale.
In questo scenario, la voce del presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Sergio Germano, arriva come un indicatore prudente ma lucido, capace di leggere il quadro oltre le oscillazioni mensili.
“Un meno due per cento non è un dato allarmante. Può dipendere da fattori congiunturali o dal semplice spostamento di ordini da un mese all’altro”, osserva Germano, ricordando come Barolo 2021, Barbaresco 2022 e le denominazioni più giovani stiano comunque registrando un buon interesse nei diversi mercati.
Gli Stati Uniti restano il nodo più complesso, complice l’impatto dei nuovi dazi al 15% che in agosto hanno segnato un -30% rispetto al 2024. Il rallentamento colpisce soprattutto le fasce medio-alte, storicamente trainanti per i produttori piemontesi. Ma Germano invita alla calma, senza sottovalutare la fase.
“Non siamo in una situazione tranquilla, l’incertezza c’è. Ma oggi non possiamo permetterci di tirare i remi in barca. Nei momenti di rallentamento occorre investire di più, non di meno”. È qui che il presidente e produttore a Serralunga richiama la linea strategica del Consorzio: rafforzare la comunicazione internazionale, diversificare i mercati e valorizzare le denominazioni d’ingresso, sempre più centrali nei consumi globali. “La promozione va ampliata, non concentrata in un’unica direzione. Il mondo guarda ai vini a base Nebbiolo: dobbiamo esserci, con continuità e profondità”.
Nel frattempo arriva un segnale opposto, che testimonia la forza strutturale del territorio: tre etichette piemontesi nella Top 100 di Wine Spectator – Barbaresco 2021 dei Produttori del Barbaresco, Barolo Cannubi 2021 di Damilano e Barolo 2021 di Matteo Ascheri – con il Barbaresco addirittura al settimo posto assoluto.
Un risultato che Germano legge come conferma dell’identità internazionale delle colline Unesco: “Barolo e Barbaresco restano vini iconici, riconosciuti e desiderati. Questo ci dice che la strada è quella giusta”.
Il primo grande banco di prova del nuovo anno sarà Grandi Langhe 2026, già dato per completo con oltre 500 aziende partecipanti e più di 250 operatori e giornalisti esteri attesi. “Sarà un’edizione straordinaria. Vogliamo portare ancora più professionisti da tutto il mondo e continuare a internazionalizzare l’evento”, afferma Germano, spiegando come la manifestazione rappresenti uno strumento essenziale per mantenere il peso commerciale delle denominazioni.
Parallelamente, il Consorzio si prepara a un’evoluzione interna: è in via di definizione un nuovo percorso gestionale che accompagnerà l’ingresso di un nuovo direttore. “Stiamo lavorando con calma e metodo. Vogliamo arrivarci in modo ordinato, senza forzature”.
Il quadro è complesso, il mercato mondiale sta cambiando, ma Germano ribadisce una visione chiara: la forza del territorio resta solida, e la risposta non può essere il rallentamento.
“L’obiettivo è mantenere la rotta. Investire, comunicare, coltivare nuovi mercati. È così che si attraversano le fasi di incertezza”.














