Salman Rushdie, Hanif Kureishi, Michael Cimino, Roy Paci, William Least Heat-Moon, Siri Hustvedt, Luciano Ligabue, Mario Calabresi, Enrico Ruggeri, Francesco Bianconi, Paolo Giordano, Don Luigi Ciotti, Paolo Nori, Caparezza, Paul Auster, Enzo Costantino Cinaski, Elio, Gabriele Vacis, Eugenio Finardi, Hari Kunzru, Simone Cristicchi, Luca Scarlini, Maria Luisa Busi, tutti partecipanti a Collisioni 2011 in programma per il 27, 28 e 29 maggio a Novello. Il Festival letterario quest’anno anticipato di una settimana per avere la partecipazione straordinaria di Luciano Ligabue. Al cantautore, scrittore e regista, più abituato a fare musica negli stadi che non a frequentare festival, andrà il premio "Progetto Giovani 150" per i 150 anni dell’Unità d’Italia per l'impegno civile nella musica.
“Un premio simbolico in denaro che Ligabue devolverà interamente affinché ragazzi economicamente disagiati di quartieri come Scampia di Napoli o lo Zen di Palermo possano dormire, pranzare, assistere agli spettacoli di Collisioni 2011. Festeggiare i 150 anni di questo Paese per noi vuol dire anche cercare di capire quale sarà il suo futuro. Il futuro è in mano ai giovani e quindi importante riunirli, farli diventare un popolo di dialogo. Il tema dell’incontro con Luciano sarà incentrato sul suo film “Niente paura”, sull’Italia e nel tentativo di capire come raccontare l’Italia di oggi dove i giovani hanno notevoli problemi, cambiano spesso lavoro, hanno contratti precari. Per loro è un momento d’incertezza bestiale” ci dice telefonicamente Filippo Taricco. Al direttore artistico di Collisioni abbiamo fatto alcune domande per guardare nei retroscena della manifestazione giunta alla terza edizione.
Salman Rushdie, Hanif Kureishi, Michael Cimino, Roy Paci, William Least Heat-Moon … Come fate ad avere la partecipazione di personaggi di tale spessore per un festival così giovane?
Credo che se una manifestazione funziona e quale portata può avere si vede nei primi due o tre anni. Dopodiché si consolida. Non è tanto questione di conoscenze personali nostre o di altri strani legami. Semplicemente il Festival l’anno scorso è andato molto bene. Scrittori esteri che hanno partecipato l’anno scorso ne hanno parlato come un’esperienza straordinaria e molti di questi autori che hai visto nel programma ci hanno scritto perché hanno visto questa esperienza unica dove si è a contatto con molti giovani, un’esperienza entusiasmante anche dal punto di vista umano ed è arrivata l’adesione tramite un passa parola anche all’estero.
Parteciperanno gratuitamente?
Si, praticamente si. La loro partecipazione è gratuita ma l’organizzazione del Festival paga loro il viaggio. Il Festival ha dei costi molto alti perché ogni artista che arriva dall’estero, come Michael Cimino che arriva da Los Angeles, ha dei costi molto alti di biglietto aereo. Il concerto dei Caparezza ha dei costi enormi perché arrivano 4 tir e ci sono costi tecnici anche se Michele rinuncia al suo caché per partecipare.
Com’è finanziato il Festival?
Abbiamo qualche sponsor e i soci si autofinanziano. Ognuno di noi mette dei soldi per poter fare il Festival. E’ un periodo molto duro economicamente ma riteniamo che se chiudiamo le luci davanti a questa crisi la cosa finisce male. Né il direttore artistico, né i ragazzi dell’accoglienza, nessuno di noi è pagato. Il Festival è retto dal volontariato. Questo ci permette di avere più budget per poter pagare la tecnica dei palchi, i voli, etc. Riteniamo che sia giusto farlo perché in questo territorio c’è bisogno di una manifestazione che sappia parlare un po’ a tutti e che ricostituisca il senso della comunità. Altrimenti la cultura diventa sinonimo di elitarismo, di distinzione sociale. I festival devono essere più parenti della scuola che non dei circoli Lions.
Come si snoda il programma di Collisioni 2011?
E’ ancora in corso di definizione. L’evento principale sarà quello di sabato sera. La manifestazione sarà venerdì tardo pomeriggio e la serata, poi sabato e domenica con incontri per le intere due giornate.
Novità?
Un’idea interessante di Collisioni 2011 sono le sedie vip, sedie occupate esclusivamente da giovani. Per sedersi su queste sedie non bisogna appartenere a partiti politici o essere a capo di istituzioni bensì avere meno di venticinque anni perché pensiamo che questi festival se non sono proiettati verso i giovani prima o poi chiuderanno invece in Italia troppo spesso i festival, i premi letterari sono gerontocratici, l’età è altissima.
Altro?
Non ci sarà solo l’elenco dei big ma tantissimi giovani saranno protagonisti della manifestazione perché in ogni piazza del paese si suonerà, si farà del teatro, momenti di cabaret, momenti diversi di lavoro artistico con tantissime proposte. L’idea che ci suggestiona è che un piccolo paese di Langa arroccato su una collina diventa per un momento l’Italia a misura d’uomo dove magari in una piazza si può ascoltare una pizzica pugliese perché saranno tanti i pugliesi che arriveranno con il loro testimonial Caparezza. Magari nella piazza dopo vedremo Trieste con un altro gruppo musicale molto bravo che suonerà. Quindi, tutto il paese sarà una festa globale, animato nella sua totalità. Molti giovani arrivano anche dal Piemonte.
E dalla Provincia di Cuneo?
Colgo l’occasione per invitare tutti i giovani della nostra Provincia desiderosi di suonare a Collisioni o comunque, di farsi sentire. Questo è un paese aperto. Facciamo questa cosa perché chiunque possa partecipare e possa portare delle idee. Non ci sono mai spazi, questo potrebbe essere un buono spazio. Non ci sono distinzioni. Tutti siamo uguali e c’è un palco anche per chi ha cominciato l’anno scorso.
Quest’anno molte iniziative di “Aspettando Collisioni” anche a Bra …
Si, abbiamo fatto “Maniaci d’amore” e poi Stefano Benni con lo spettacolo in prima nazionale e ne siamo orgogliosi.
La scelta di Bra piuttosto che Alba per una manifestazione l’anno scorso quasi esclusivamente albese è dovuta a problemi di spazi adeguati ad accoglierla?
Alba ha un grosso problema di sale. Tutte le volte che noi facciamo una manifestazione al Teatro Sociale “G. Busca” abbiamo dei costi alti di almeno seicento, mille euro a sala. La Chiesa di San Domenico costa quattrocento cinquanta euro ma per renderla utilizzabile bisogna spendere seicento cinquanta euro di service altrimenti la gente non sente. Collisioni è cresciuto, richiama tanta gente ad ogni incontro. Purtroppo nell’ultimo anno abbiamo dovuto utilizzare spessissimo il Teatro Sociale perché è lo spazio più grande ma con costi molto alti e per una piccola associazione è molto difficile. Per Stefano Benni il Comune di Bra ci ha dato il Teatro Politeama gratuitamente e noi siamo andati lì. Esiste un problema di sale, comunque Collisioni non vuole essere un progetto solo di Alba, vuole essere un progetto itinerante. E’ bello quando un’iniziativa ha la capacità di accogliere un pubblico che arriva da posti diversi. Il prossimo anno cominceremo Collisioni a Torino. In realtà lo scopo è allargarsi, far conoscere le cose ed esportarle. E poi noi abbiamo moltissimi collaboratori da Bra per Collisioni, molti arrivano da Torino, altri da Roma è una collaborazione molto agile. Anche Emilio Targia caporedattore di Radio Radicale e membro del team artistico di Collisioni viene da fuori.
Com’è nato il Festival Collisioni? Un’idea che avevi in testa, pensavi di realizzare questo sogno e il sogno si è realizzato o è andato oltre le aspettative?
Lavoro nel settore della cultura, dell’editoria, dello spettacolo da più di quindici anni. Non è la mia prima iniziativa nell’ambito, per professione ho sempre fatto questo. Collisioni è stata una grande sfida. Quando ci siamo trovati e abbiamo deciso di farlo c’era un profondo malessere nel mondo dell’associazionismo e nel mondo delle persone autentiche che erano i miei amici di Alba e quelli espatriati da Alba. C’era il modello del Premio Grinzane Cavour, abbiamo fatto Collisioni nell’ultimo anno del Premio di Soria. Abbiamo lavorato in antitesi a quel modello. Non ci piaceva, lo trovavamo sbagliato, vecchio, legato agli anni’80. Quel modello l’avevamo vissuto anche sulla nostra pelle essendo io albese come Piero Negri Scaglione, come Sergio Dogliani che è di Cherasco ed ora dirige gli ‘Idea Store’ di Londra, come il pittore Valerio Berruti. Il Premio Grinzane ci aveva lasciato l’idea che il libro fosse qualcosa di estremamente noioso, vecchio.
E quindi?
Abbiamo lavorato in antitesi. Prima di tutto non bisogna pensare che i giovani vadano educati tout court ma bisogna riconoscere alla cultura dei giovani una propria dignità. Ci può essere uno scambio tra generazioni, i giovani possono insegnare molto. Poi, volevo fare un festival dove io sarei andato a 17 anni, mi sarei appassionato e avrei visto gli scrittori in una luce diversa, non ingessata, da cerimonia, dall’idea che siano inavvicinabili. Con Collisioni abbiamo cercato di spiegare che gli scrittori sono persone come noi che amano dialogare con il pubblico, disponibili, non nelle teche di vetro, adorati e fotografati, quello fa parte del mestiere ma non è quello un momento autentico in cui incontri un autore. Lo incontri quando c’è un dibattito, quando si scaldano le emozioni. L’idea nostra era creare un Festival dove i giovani non dovevano partecipare perché deportati con i pullmini scolastici e arrivati per scaldare sedie, ma per loro scelta. E non è un caso che la maggior parte delle migliaia di giovani partecipanti a Collisioni 2010 avessero meno di trent’anni. Giovani che hanno scelto di partecipare ad un festival culturale, letterario piuttosto che andare in discoteca. Questo ha decretato il successo.
Soddisfazioni?
Soprattutto tanta fatica. Soddisfazioni sicuramente altrimenti non andremmo avanti. Ma questo è il terzo anno che vivo grazie ai risparmi fatti con il teatro negli anni passati e tutti i collaboratori, le persone che fanno l’accoglienza sono degli angeli. Anche gli altri come Paola Eusebio che si occupa dell’organizzazione e del “Progetto Giovani” e sta lavorando alla grande sui ragazzi. E tutti i volontari che fanno tanti sforzi e non hanno nemmeno un rimborso benzina. Questo vuol dire che la cosa li appassiona molto ma anche che siamo in grave difficoltà perché tutto è retto dall’energia. Speriamo che nel tempo si capisca l’importanza di questo progetto e ci sia anche un sostegno. Speriamo che oltre agli sponsor che abbiamo arrivino anche altri. Noi potremo anche far pagare i biglietti sui concerti ma credo che quando una comunità s’incontra non in una discoteca, non in un centro commerciale, ma per pensare delle cose è un momento diverso in cui il portafoglio non ha quell’importanza fondamentale. Se spariscono questi spazi, la comunità non ha più nulla, la socialità si perde. E’ un po’ come la parrocchia, dove non serve il biglietto per entrare. Malgrado la crisi economica che stiamo vivendo luoghi in cui si continua a fare cultura e socialità sono fondamentali.


























