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Sanità | 30 giugno 2014, 17:53

Una lettrice ribatte alle due lettere relative alla mancata somministrazione dell'analgesia epidurale

"Le due lettere uscite nei giorni scorsi sono un fulgido esempio della totale disinformazione fornita alle neomamme negli ultimi anni, a Cuneo come in tutti gli ospedali dove se ne fa uso"

Una lettrice ribatte alle due lettere relative alla mancata somministrazione dell'analgesia epidurale

Buongiorno, sono mamma di una bimba nata all'ospedale di Cuneo con cesareo per sofferenza causata dall'epidurale ed ho trovato sconvolgenti le due lettere relative alla mancata somministrazione dell'analgesia epidurale nel parto, che sono un fulgido esempio della totale disinformazione fornita alle neomamme negli ultimi anni, a Cuneo come in tutti gli ospedali dove se ne fa uso. La distorsione delle innate capacità femminili, la paura del dolore visto come fine a se stesso, la delega ai medici di ogni aspetto della gravidanza, seppur fisiologica, fanno ritenere "un parto senza anestesia un parto senza gioia", come scrive la lettrice indignata.

Questa visione spaventosa di un fenomeno naturale qual è il parto è la stessa proposta al convegno di Saluzzo del 2011, in cui venne sostenuto un concetto errato e pericoloso per la salute femminile: il diritto all'analgesia epidurale venne definito una conquista di civiltà, un diritto imprescindibile all'affrancazione dalle atrocità del parto. Ma non si tratta solo di scegliere tra "dolore sì, dolore no", si parla dell'antitesi tra la donna consapevole e quella portata ad affidarsi alla tecnologia. Va detto che la donna che sceglie l'epidurale non è libera, non è emancipata, non è stata informata sui rischi che correranno lei e il bambino; è una donna che è stata convinta di non essere in grado di partorire con le proprie forze, è una donna debole ed impaurita. Non esiste conquista sociale in questo. Non si può parlare di "diritto di scelta" quando questa è condizionata da informazioni non corrette, nè l'anestesia può essere considerata una pratica valida per far vivere pienamente e consapevolmente il parto poichè alla donna viene sottratta perfino la capacità di muoversi e di assecondare le spinte!

Purtroppo spesso l'assistenza nei nostri ospedali è molto medicalizzata ed invasiva, senza alcun rispetto per la donna che viene trattata come una bambina inconsapevole e lamentosa. La gestione del travaglio e del parto è molto direttiva e autoritaria, non viene lasciato spazio ad empatia e all'ascolto profondo dei bisogni, delle paure e delle sensazioni della partoriente. Questo porta le donne a scegliere sempre più spesso il taglio cesareo (in Italia il tasso è del 37,57%, fonte: http://www.snlg-iss.it/cms/files/LG_Cesareo_finaleL.pdf) o ad accogliere l'epidurale come salvatrice da atroci sofferenze. Ma quando questa è applicata a donne e bambini sani si parla di medicalizzazione e questa porta con sé sempre dei rischi, che vengono taciuti quando si vuole promuovere una pratica medica lucrativa o ideologica.

Durante la visita anestesiologica in prossimità del parto, i rischi connessi all'epidurale non vengono illustrati. Non viene detto apertamente che l'epidurale eseguita durante un travaglio spontaneo è una metodologia invasiva applicata ad una situazione di per sé fisiologica, nè che spesso le contrazioni diminuiscono ed è necessario ricorrere ad ossitocina sintetica per via endovenosa, nè che la donna, sottoposta a monitoraggio continuo, avrà una scarsa libertà di movimento, che il travaglio rischia di subire un rallentamento e la fase espulsiva rischia di allungarsi, poichè non è facile assumere posizioni verticali per il parto e anche stare accovacciate diventa scomodo.

Non si dice che spesso c'è un abbassamento improvviso della pressione, che non si sente più lo stimolo ad urinare e bisogna ricorrere ad un cateterismo vescicale, nè che gli oppioidi causano un prurito diffuso; non si dice che la percezione della spinta è assente o molto diminuita e questo porta un aumento dei parti operativi con ventosa (quantificati in una percentuale variabile tra il 7 e il 10%) e della manovra di Kristeller (spinta sulla pancia), rendendo pressoché impossibile evitare di ricorrere all'episiotomia. Non si dice nemmeno che a causa di cefalee e nausea si corre il rischio di non alzarsi dal letto per una settimana.Senza contare poi l'impatto sul bambino (ma lui la vorrebbe?): la peridurale nel 70% dei casi provoca ipossia neonatale (fonte: http://www.marsupioscuola.it/image/articoli/epidurale54.pdf).

Le ultime ricerche in merito sottolineano come gli ospedali in cui si fa uso di questa pratica non si siano ancora mossi in modo serio a fare ricerca e ad analizzare i dati relativi agli esiti dei parti con epidurale, ritenendo più saggio fare un passo indietro, a discapito di tutti quei binomi madre-figlio già rovinati. Nel quadro desolante degli ospedali moderni ecco che allora un ruolo chiave spetta alla figura dell'ostetrica, la quale dovrebbe svolgere il compito di sostenere la donna, rispettandone l'individualità e cercando il più possibile di creare un'atmosfera favorevole, poichè l'ambiente ha un effetto determinante sull'andamento del travaglio e sulla sopportazione del dolore: quando è accogliente e rassicurante raramente la donna sentirà il bisogno di ricorrere all'epidurale. L'ostetrica può altresì proporre metodi non invasivi e completamente sicuri per controllare il dolore, come i bagni cadi, il massaggio, il movimento e le posizioni libere. Auguro a tutte le donne di riprendersi il loro corpo e la facoltà di scegliere in piena consapevolezza.    

Una mamma e l'ostetrica Bonino

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