“La situazione dell’ex Tribunale grida vergogna”.
Non ha mezzi termini Stefano Quaglia, già sindaco di Saluzzo ed attuale consigliere comunale d’opposizione, nel definire il paradosso venutosi a creare sull’utilizzo dei locali lasciati vuoti da una (opinabile) riforma del sistema giudiziario.
Un edificio da 4400 metri di superficie, che il Comune vuole riutilizzare, destinandolo ad una serie di servizi cittadini.
Dove sta l’intoppo? Nel Ministero della Giustizia, il dicastero del pentastellato Alfonso Bonafede.
Per due volte l’Amministrazione cittadina, guidata dal sindaco Calderoni, ha richiesto il nulla osta per riutilizzare i locali. La prima istanza è stata negata, la seconda attende ancora oggi una risposta.
Nel mezzo, ordini del giorno del Consiglio comunale, prese di posizione e dichiarazioni.
Sino all’ultimatum del 12 dicembre scorso, lanciato proprio dal primo cittadino: “Senza una risposta dal Ministero della Giustizia, entro 30 giorni dalla presente, l’Amministrazione comunale assumerà le iniziative che riterrà necessarie per adibire l’immobile non utilizzato agli scopi indifferibili ed urgenti e di pubblico interesse sopra descritti”.
Di giorni ne son passati più di 60 e la Giunta saluzzese ha approvato, a poche ore dal Consiglio comunale di mercoledì scorso, una delibera ad hoc sulla questione.
I funzionari, su mandato dell’esecutivo, vaglieranno se la porzione dell’ex Tribunale non più utilizzata può essere assoggettata alla tassazione locale e – al tempo stesso – se il Comune può chiedere al Ministero un canone d’affitto.
Non solo.
Gli uffici comunali valuteranno anche se vi siano i requisiti di sicurezza minimi per proseguire con le attività che quotidianamente ancora si svolgono all’interno del Palazzo di Giustizia: “In caso di pericolo – si legge nella delibera – segnaleremo alle autorità competenti”.
Il Comune pensa anche ad un esposto alla Corte dei Conti, in merito all’“inutile dispendio di denaro pubblico per il mantenimento in efficienza di un edificio per larga parte inutilizzato”, ed all’autorità giudiziaria, al fine di “addivenire ad una pronuncia che definisca la questione circa la sussistenza o meno del diritto del comune all’utilizzo della porzione di fabbricato non adibita ad uffici giudiziari”.
Una causa potrebbe anche essere intentata per il “risarcimento dei danni patiti dall’Amministrazione in conseguenza della mancata risposta, per un tempo prolungato, alle istanze presentate, nonché per i danni presenti e futuri all’immobile, conseguenti al mancato utilizzo”.
Infine, il settore comunale del “Governo del Territorio” è stato incaricato di “vigilare in merito alla situazione relativa alla manutenzione del fabbricato e dell’area esterna” e di porre in atto “le azioni necessarie nei confronti del Ministero della Giustizia per richiamarlo ai necessari ed inderogabili interventi di manutenzione funzionali al mantenimento della pulizia e del decoro dell’area esterna e della conservazione del fabbricato”.
Dopo aver provato ad intraprendere un’azione diretta nei confronti del Ministero, l’Amministrazione dunque pensa a un modo indiretto per giungere ad uno sblocco della situazione, che potrebbe comunque avere ricadute non da poco.
Obiettivo: “Tutelare gli interessi dell’amministrazione circa l’utilizzo dell’immobile, e la sua preservazione dal degrado conseguente al mancato utilizzo ed all’incuria, ed in particolare”.
Dall’ex sindaco Quaglia, invece, giunge una proposta ancora più forte: “Facciamo un’azione eclatante – ha detto in Consiglio – e occupiamo, noi Amministratori, il Tribunale. È inammissibile che un patrimonio dello Stato sia trattato in questo modo.
Si sono succedute Amministrazioni e Governi con amici di partito e con colleghi territorio, questo è un argomento trasversale, che vale per chiunque”.
Tutti unanimi, invece, nello sperare in una celere risoluzione di una vicenda che sta rasentando i limiti del surreale e che, per Saluzzo, potrebbe trasformarsi – in prima battuta – nel trasferimento della Polizia stradale a Verzuolo.