Potrebbe chiudersi con un patteggiamento il processo apertosi nei giorni scorsi in Tribunale di Asti (giudice Federico Belli) in merito all’incidente stradale che il 3 gennaio 2020 causò la morte della 64enne albese Romana Sacco, provocando gravi lesioni al figlio della donna, il 30enne Alberto Bianco.
A conclusione delle indagini, nel gennaio scorso il pubblico ministero incaricato del caso, Gabriele Fiz, aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per Margherita Anfossi, la donna di Guarene, classe 1936, che alle 17 di quel tragico venerdì perse il controllo del Range Rover col quale stava percorrendo corso Michele Coppino ad Alba, andando a investire la Toyota Yaris parcheggiata all’intersezione con via Alfieri, sulla quale in quel momento si trovavano madre e figlio.
Da qui l’accusa di omicidio stradale cui la donna è ora chiamata a rispondere, insieme a quella di lesioni personali gravi per le molteplici ferite e fratture che l’incidente causò al figlio.
Svoltasi nei giorni scorsi, la prima udienza del procedimento ha visto la difesa rappresentata dagli avvocato torinesi Tommaso Servetto e Roberta Maccia, avanzare richiesta di patteggiamento, ottenendo in proposito il parere favorevole del pubblico ministero.
"La signora Anfossi – circostanzia in proposito l’avvocato Servetto – è profondamente ferita da questo accadimento, per il quale da allora non riesce a darsi pace. Per lei sapere che c’è stato quantomeno un ristoro rappresenterebbe un seppure minimo sollievo. Per questo abbiamo spinto in questa direzione".
Al figlio della donna è così stato riconosciuto e già versato un primo risarcimento relativo al solo danno biologico (nella misura di 270mila euro), mentre per ragioni relative allo svolgimento delle relative visite medico-legali deve essere ancora perfezionato quello relativo al danno fisico.
Effettuata loro una prima offerta, il legale torinese punterebbe ora a trovare un analogo accordo per il risarcimento che l’imputata vorrebbe riconoscere anche ai congiunti della pensionata – i fratelli Raimonda, Renata, Maria Clotilde e Umberto Sacco –, costituiti come parte civile col patrocinio dell’avvocato Roberto Ponzio.
"Vedrà il Gup – dichiara da parte sua il legale albese – se sussistono i presupposti per una soluzione patteggiata. In tal caso porteremo il giudizio davanti al giudice civile per un completo risarcimento dei gravi danni subiti, considerato che tra Romana e i suoi fratelli c’era un rapporto parentale e di affetto molto intenso".
Il processo è stato quindi aggiornato all’udienza in programma il prossimo 10 maggio.
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