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Attualità | 27 agosto 2021, 21:02

Con i giovani di Libera Piemonte a Cascina Caccia per ricordare Amedeo Damiano

Il bene confiscato alla mafia è stato chiamato “ Cascina Carla e Bruno Caccia” per ricordare il procuratore ucciso a Torino nel 1983 e sua moglie. Ospite Giovanni Damiano, saluzzese, figlio di Amedeo presidente dell’Ussl 63 ferito mortalmente in un agguato dai contorni mafiosi nel 1987 in pieno centro a Saluzzo

I giovani di Libera Piemonte con Giovanni Damiano a Cascina Caccia

I giovani di Libera Piemonte con Giovanni Damiano a Cascina Caccia

Sono pochi i beni che lo Stato è riuscito a confiscare alle mafie. In Piemonte solo poche unità. Uno di questi, forse il più significativo, è “Cascina Caccia” a San Sebastiano da Po, un piccolo Comune poco oltre Torino.

Quasi un paese che non c’è San Sebastiano, un “non luogo”, con un lungo ponte sul fiume di acque scure e le sue tante frazioni tagliate a metà dagli stradoni che portano ad Asti, alla valle d’Aosta e Milano e su in cima ad un colle un cascinale isolato, dal quale la vista spazia a trecentosessanta gradi. La famiglia n’dranghetista dei Belfiore - a cui il bene è stato appunto confiscato sul finire degli anni novanta - non scelse a caso il posto in cui mettere radici.

Un luogo strategico, dove ci si poteva incontrare tranquillamente per organizzare la colonizzazione mafiosa di Torino degli anni ‘80 e '90, oppure ospitare qualche amico ricercato o farlo sparire, a seconda delle necessità. Oggi qui la società civile ha vinto, seppur molto faticosamente, ed ora è l’Associazione “Libera” che mette radici.

Tra le prime cose ha affisso un bel cartello con su scritto “Cascina Carla e Bruno Caccia” ricordano così il procuratore ucciso a Torino nel 1983 e sua moglie.

 Il magistrato, cuneese di nascita, morì per essersi opposto allo strapotere mafioso, come conferma un recente filone d’indagine che ha portato alla condanna di un esecutore materiale. Oggi qui si susseguono i seminari di studio e approfondimento sulla legalità, con i campi estivi e gli eventi tematici, in cui tanti ragazzi spesso provenienti da tutta Italia si incontrano e si confrontano.

Mercoledì era nuovamente loro ospite Giovanni Damiano, figlio di Amedeo presidente dell’Ussl 63 ferito mortalmente in un agguato dai contorni mafiosi nel 1987 in pieno centro a Saluzzo. Libera Piemonte – rappresentata questa settimana da Andrea Turturro e Fabio Nicola - ha nuovamente invitato Giovanni perché la  storia di suo padre evidentemente merita di essere ricordata.

Il nome di Amedeo Damiano è infatti stato inserito da Libera, per volontà della sua vice presidente nazionale Daniela Marcone, nell’elenco dei nomi delle oltre mille vittime innocenti delle mafie in Italia, che ogni anno vengono commemorate il 21 marzo.

Ricordare è doloroso, ma importante – afferma Giovanni. A dei giovani che all’epoca dei fatti non erano nemmeno nati - e che vengono da storie a volte difficili - bisogna dare dei modelli da seguire, dei punti di riferimento, non chiacchiere”. “Credo di poter dire che mio padre sia un modello di impegno civile e di coerenza e ricordarlo qui, dove sono passati alcuni criminali che hanno avuto certamente un ruolo nella sua vicenda come Vincenzo Pavia e forse lo stesso Pancrazio Chiruzzi, è ancora più significativo.”  

c.s.

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