A fianco della funzione di arricchimento culturale, la collettiva “Grazie dei fior!”, all’Antico Palazzo di Città, si è arricchita di un aspetto sociale molto importante.
La onlus “col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo” ha voluto sollecitare gli artisti contemporanei a rispondere all’appello della ASSO, l’organizzazione guidata dalla prof.sa Mariangela Schellino, con la finalità di fornire agli Ospedali di Mondovì e Ceva apparecchiatura di eccellenza per la cura di particolari patologie.
Si tratta di donazione di opere da utilizzare per una asta e raccogliere fondi, specificamente ora finalizzati all’ acquisizione di una strumentazione di rilevanza clinica significativa, ovverosia la Stimolazione Elettrica Funzionale (FES). La FESIA technology, attraverso un dispositivo costituito da elettrodi multipli e regolato con modalità wireless, consente di stimolare la flesso-estensione del polso e delle dita ai fini di poter consentire appunto una motilità con caratteristiche funzionali. Inoltre la medesima tecnologia viene applicata all’arto inferiore consentendo attraverso la stimolazione della dorsiflessione e la plantiflessione del piede uno schema più fisiologico della deambulazione. L’acquisizione di tale tecnologia consentirà alla sede di Ceva di poter implementare le strategie riabilitative nei confronti dei pazienti neurologici attraverso una modalità moderna e funzionale oltre ad aprire percorsi di collaborazione con Università e Istituti Clinici. Già hanno assicurato la disponibilità il dott. Ferruccio spezzati”Teiler”, artista dei ramini, la prof.sa Paola Meineri Gazzola, Sergio Bruno, mentre Alberto Borgna probabilmente offrirà una opera della zia Letizia, pittrice scomparsa di grande valore artistico. La collettiva merita particolare attenzione ed è il critico d’arte, Ernesto Billò, a evidenziarlo appropriatamente: “Con che coraggio proporre una mostra di fiori mentre il mondo e il Paese si dibattono tra spine e rovi di difficoltà, inquietudini, addirittura minacce nucleari? Risposta: proprio per prendere coraggio, per coltivare ancora speranze, gentilezze, armonia di rapporti; per riconciliarci con la natura, i suoi incanti, le sue bellezze. E per prendere coscienza che la natura dobbiamo saperla rispettare e valorizzare di più nei nostri cuori, nelle nostre scelte, nel nostro orizzonte. Così come nel familiare orizzonte monregalese hanno saputo fare (e sanno fare), con semplicità e creatività, artisti nostri più o meno noti di ieri e di oggi. Ora, da un’estate di contatti e di ricerche presso tante collezioni privati, sono scaturite nell’antico Palazzo di Città a Mondovì Piazza tre sale fitte di dipinti che non hanno la pretesa di esporre il fior da fiore, ma significativi esempi di opere a soggetto floreale in cui si sono cimentati tra Ottocento e oggi ben 61 pittori e pittrici nostri. Fiori di campo o di monte, di siepe o d’aiuola, di serra o di balcone: simboli di bellezza e di fragilità visti nell’attesa del loro sbocciare, nel breve trionfo della loro pienezza, nella malinconia del loro inevitabile sfiorire, come è destino di ogni creatura. Fiori come segno di perfezione e di armonia e, insieme, di caducità. Modelli docili, disponibili e stimolanti più di altri, ma niente affatto facili.”