È proseguito davanti al tribunale di Cuneo il procedimento penale a carico di una professoressa imputata di abuso sessuale e stalking ai danni di un suo ex alunno, minorenne, allievo di una scuola media del Saluzzese (LEGGI QUI). Ad assisterla gli avvocati Nicola Dottore e Luca Mondino.
Tutto sarebbe iniziato nel dicembre 2017, quando il ragazzino, a cui era stato diagnosticato un limite nell’apprendimento, aveva iniziato a frequentare la terza media. In vista dell’esame, che avrebbe sostenuto come privatista, gli era stata affiancata l’insegnante di sostegno cosicché lo aiutasse nello studio e nei compiti. Gli accordi presi inizialmente con la docente prevedevano infatti che il ragazzo andasse a casa sua durante le vacanze di Natale per studiare.
La denuncia venne poi presentata dalla madre del minore quando la situazione, a suo dire, divenne ‘non normale’, cioè quando suo figlio, una notte, approfittando di una presunta lite avuta in famiglia, si era fermato a dormire a casa dell’insegnante (LEGGI QUI). Da lì, la scoperta del genitore e della sorella del ragazzino di alcune foto intime della docente, messaggi, telefonate e anche il tatuaggio sulla spalla della donna con il suo nome.
Nel corso dell’udienza è stata ascoltata la figlia della professoressa che ha riferito di alcune richieste di denaro che il ragazzo avrebbe rivolto a sua madre: “Le chiedeva sempre soldi - ha proseguito -. Mia mamma gli aveva regalato una felpa e gli aveva prestato un cellulare, siccome sapeva che non ne aveva uno. Non gliel’ha nemmeno restituito. La chiamava ripetutamente e spesso le chiedeva di portarlo dai suoi amici”. Quanto al tatuaggio la figlia ha ribadito che non pensa sia riferito al ragazzo. “L’aveva già prima di incontrarlo” ha concluso.
In aula anche la psicologa che seguiva il giovane, che era stata coinvolta nel progetto per aiutarlo a superare due anni in uno: "Mi risulta che il ragazzo andasse a casa della professoressa. Il progetto non è più partito perché ho pensato che la persona a cui era stato affidato non fosse capace di mantenere i confini indicati”.
Dopo la testimonianza della psicologa è toccato all’educatore del giovane, che raccontò di avere ricevuto una telefonata dall’insegnante durante le vacanze di Natale: “Mi aveva chiamato dicendomi che il ragazzo non voleva rientrare a casa. Io le consigliai di riportarlo alla madre ed eventualmente avvisare le forze dell’ordine. So che era scappato di casa in due occasioni. Una volta venne anche a citofonarmi e nessuno sapeva dove fosse”.
Il 13 settembre la discussione del processo.