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Attualità | 15 febbraio 2024, 14:42

Borgo San Dalmazzo ricorda la seconda deportazione degli ebrei insieme a Saluzzo

Questa mattina, giovedì 15 febbraio, la cerimonia al Memoriale della Deportazione a 80 anni da quella tragedia. Ventisei ebrei partirono per Auschwitz attraverso il campo di transito di Fossoli. Sedici venivano dal Saluzzese. Solo in due sopravvissero

Borgo San Dalmazzo ricorda la seconda deportazione degli ebrei insieme a Saluzzo

Sono passati 80 anni dal 15 febbraio 1944. All'alba di quel giorno, esattamente alle 5.39 della mattina, dalla stazione di Borgo San Dalmazzo, 26 ebrei partirono per Auschwitz attraverso il campo di transito di Fossoli. Viaggiarono nei carri bestiame, verso il lager e la morte. Solo in due sopravvissero. Il giorno dopo il campo di Borgo fu ufficialmente e definitivamente chiuso.

Era la seconda deportazione dopo quella del 21 novembre 1943, quando 331 internati nel campo cittadino vennero fatti salire sui vagoni-merci. Tornarono appena in 39.

Questa mattina, giovedì 15 febbraio, si è tenuta la cerimonia di commemorazione della seconda deportazione dal campo di Borgo San Dalmazzo.

Oggi siamo qui per onorare la memoria dei nostri ebrei, ma soprattutto per parlare di pace, di non violenza, dell'essere uomini e donne di pace e di giustizia. E per ricordare tutte le vittime civili della guerra”, ha esordito la sindaca di Borgo Roberta Robbione accompagnata da tutta la Giunta e da una folta delegazioni di studenti delle medie. I ragazzi hanno letto i nomi dei 26 deportati.
Teniamo stretti con noi i loro nomi e le loro storie”, ha aggiunto la prima cittadina.

Un evento concordato con il comune di Saluzzo perchè sedici ebrei erano esponenti della comunità del Marchesato. Con il sindaco Mauro Calderoni ha partecipato una delegazione di studenti delle superiori e delle terze medie cittadine.

Grazie al Comune di Borgo da anni impegnato nella raccolta della Memoria di ciò che accadde in quegli anni – ha dichiarato il sindaco Calderoni -. Mi fa piacere vedere tanti giovani, la vostra presenza dimostra l'attenzione che le nuove generazioni hanno verso questi temi. Un grazie sentito anche a Sandro e Piera Cappellaro, oggi presenti, che a Saluzzo organizzano tante attività per ravvivare la Memoria attraverso lo studio e le celebrazioni. Affinché non accada più, neanche in modo un po' sfumato”.

Presenti anche la sindaca di Cuneo Patrizia Manassero, sindaco Sambuco Carlo Bubbio, l'assessore del comune di Mondovì Francesca Botto, la consigliera di Vernante Milena Caraglio, il segretario generale Cisl Cuneo Enrico Solavagione, Luca Ceccardi del Secondo Battaglione Alpini, il luogotenente Antonio Sollazzo comandante della stazione carabinieri di Borgo, Mauro Origlia per i vigili del fuoco, il vicario del Questore di Cuneo Daniele Manganaro, il presidente ANPI Provinciale Paolo Alemanno.

Toccanti gli interventi dell’avvocato Antonio Brunetti Levi e di Enrica Segre, entrambi discendenti di deportati saluzzesi.

Sono vivo ma una parte di me è morta, costretta alla diffidenza e alla circospezione”. Così l'avvocato Brunetti Levi, nipote di Isacco Levi miracolosamente scampato alla Shoah: “Mio nonno ha vissuto col senso di colpa di non aver assaltato il campo di Borgo quando era partigiano. La guerra è anche uno stato d'animo, lo schifo che ti trasforma, ti muta carattere e abitudini, coinvolgendo nascituri e discendenti. La mia famiglia conserva i semi di un lutto impossibile da superare”. E rivolgendosi ai ragazzi: “L'antisemitismo non è morto e io ne porto i segni nel cuore”.

Ha concluso con il racconto della Genesi, quando il Signore entra nel giardino terrestre, dopo che Adamo ed Eva hanno appena mangiato il frutto della conoscenza: “Adamo, dove sei? Chiede Dio ripetutamente. Adamo in ebraico significa uomo. E l'uomo risponde di essersi nascosto. Ma di nascondimento in nascondimento rischiamo di perdere noi stessi”. E ancora appellandosi ai giovani: “Siate coraggiosi, non nascondetevi”.

Poi la parola a Enrica Segre: Adele, mia prozia, ha fatto tappa qui. Il fratello Moise Segre con la moglie Emma erano invece ricoverati al Tapparelli di Saluzzo. Vennero arrestati lì in casa di riposo, poi portati a Fossoli Carpi e infine ad Auschwitz, dove vennero immediatamente inviati alle camere a gas”. Ha chiuso leggendo la lettera che Emma, consapevole del suo destino scrisse da Fossoli, indirizzata alla nuora Luciana: una lettera di addio che si chiude con la frase “Ricordami agli adorati bimbi”.

INIZIATIVE COLLATERALI

 Nel pomeriggio di giovedì 15 febbraio, MEMO4345, il percorso multimediale storico-didattico dedicato alla Shoah, sarà aperto al pubblico dalle ore 14.30 alle 18.30 per la fruizione libera e gratuita. Saranno proiettate le video-narrazioni dedicate alle famiglie Greve e Lattes, deportate proprio il 15 febbraio 1944 da Borgo San Dalmazzo. La sera, ore 20.45, presso MEMO4345, è in programma l’incontro pubblico “Vite sospese” con lo storico Carlo Spartaco Capogreco.

 Sabato 17 febbraio, ore 20.45, presso l’auditorium di Borgo San Dalmazzo, torna a grande richiesta “IO SONO”, della compagnia teatrale di Boves “Gli Episodi” per la regia di Elide Giordanengo. Lo spettacolo, presentato in anteprima assoluta lo scorso novembre in MEMO4345 e andato immediatamente sold out, tira le fila del nostro passato attraverso la storia di Gerard Zynger, bambino ebreo internato a Borgo San Dalmazzo, per mostrarci un presente smemorato dove gli ultimi, ancora una volta, sono resi invisibili. La partecipazione è gratuita, i biglietti sono in distribuzione presso l’Ufficio Turistico IAT di Borgo San Dalmazzo (tel. 0171 266 080).

Cristina Mazzariello

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