Ci sono piatti buoni che non si usano più. Servizi “della domenica” chiusi da anni in una credenza, sopravvissuti a pranzi di famiglia, ricorrenze, voci sovrapposte attorno al tavolo. Oggi, proprio quei piatti potrebbero tornare a vivere e, soprattutto, a fare bene a qualcuno.
Alla Rsa "Sacro Cuore" di Vezza d’Alba, infatti, è partito in questi giorni un appello semplice e concreto: cercasi vecchi servizi di piatti, bicchieri e posate “alla moda di una volta” per ricreare l’atmosfera dei pranzi di festa all’interno del progetto “Il pranzo della domenica”.
Un’iniziativa nata nel pieno del periodo Covid e diventata, dal 2021, una tradizione attesa da ospiti e familiari.
Un piccolo ristorante in RSA, per sentirsi di nuovo “a casa”
Ogni domenica – e, su richiesta, anche il mercoledì – i parenti possono prenotare e pranzare con i propri cari all’interno di una sala allestita come un piccolo ristorante: tavoli apparecchiati, atmosfera raccolta, servizio al tavolo.
"Vogliamo creare un clima familiare e accogliente – spiegano dalla direzione – perché il momento del pasto non sia solo nutrimento, ma un tempo di relazione, di ricordi, di normalità".
I residenti lo aspettano come un vero giorno di festa: è il “pranzo speciale”, quello in cui si mangia insieme ai propri affetti, in uno spazio dedicato. Un appuntamento che richiede un’organizzazione importante per il personale – tra allestimento, servizio in sala e gestione degli ospiti – ma che ripaga in termini di sorrisi, racconti, sguardi più distesi.
La domanda è così alta che, soprattutto nel periodo delle festività, capita spesso che i posti si esauriscano rapidamente. Segno che il bisogno di stare insieme, dopo gli anni più duri della pandemia, è tutt’altro che passato.
Anziani protagonisti, non solo ospiti
Quello del “pranzo della domenica” non è l’unico progetto che mette al centro la vita e le capacità degli ospiti della RSA Sacro Cuore.
“Noi facciamo sempre progetti nuovi – racconta la direttrice Monica Strocco –. Abbiamo partecipato con i nostri ospiti alla Fiera del Tartufo di Vezza d’Alba con manufatti realizzati dagli anziani, accompagnati dagli indispensabili volontari. Questa iniziativa ha avuto molto successo, sensibilizzando tante persone sulla realtà delle RSA”.

Da quell’esperienza, ad esempio, è nata anche la collaborazione con un signore albese che si è proposto per tenere in struttura una lezione di intreccio di vimini, per la realizzazione di cestini. Un modo per trasmettere saperi artigianali e, allo stesso tempo, offrire agli ospiti un’attività manuale che allena la concentrazione, la creatività, il senso di utilità.
Accanto allo staff lavorano volontari preziosi, che una volta alla settimana organizzano laboratori di cucito e bricolage, piccoli momenti in cui le mani ricominciano a fare ciò che hanno sempre saputo fare, e il tempo torna a riempirsi di gesti conosciuti.
Sono tutti tasselli di una stessa idea: l’anziano non come semplice destinatario di cure, ma come persona intera, con relazioni, talenti, memorie che possono e devono ancora avere spazio.
Una grande famiglia, aperta al territorio
“L’ospite è al centro del nostro mondo – ricordano dalla struttura – insieme alla sua storia, alla sua condizione sanitaria, alla sua dignità esistenziale”.
Un principio che chiede, oggi più che mai, anche il contributo della comunità. Perché l’inclusione non è solo una parola, ma passa attraverso gesti concreti: un po’ di tempo, una visita, un laboratorio condiviso… o anche un servizio di piatti che, invece di restare chiuso in una credenza, torna ad apparecchiare nuove domeniche.
Chi desidera aderire all’appello può telefonare alla struttura al numero 0173-65029 per accordi e informazioni, oppure presentarsi direttamente in RSA, indicativamente tra le 9 e le 18, in piazza San Martino 6, a Vezza d’Alba oppure è possibile anche scrivere una mail a segreteria.sacrocuore@socialcoop.it.














