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Al Direttore | 20 settembre 2012, 10:27

Caccia, forse è giunto il momento di sedersi intorno ad un tavolo e discutere

L'opinione di un cacciatore che cita ad esempio altre regioni del Paese, quali Trentino e Valle d'Aosta

Caccia, forse è giunto il momento di sedersi intorno ad un tavolo e discutere

Preg.mo Direttore

Le chiedo ospitalità per esprimere un parere e proporre un dialogo costruttivo sulla caccia.

In questi giorni il Piemonte ed anche la Provincia di Cuneo, sono scossi da polemiche sulla caccia che vedono un tutti contro tutti in una sorta di faida che non lascia presagire un nulla di buono per nessuno e, tantomeno, per gli animali che si vogliono difendere. Seppur con idee e modi contrapposti.

A mio avviso occorre dapprima informare la popolazione che di animali selvatici in Piemonte ce ne sono e anche parecchi e questo ben lo sanno quelle persone che praticano boschi, colline, monti, fiumi e campi il mattino presto oppure transitano di notte sulle varie strade provinciali a basso traffico. Caprioli, cervi, cinghiali, tassi, ricci, volpi, rapaci ed ogni tipo di volatile. I meno visibili sono ovviamente, per natura ed ambiente, i camosci, i mufloni, gli stambecchi ma ce ne sono parecchi esemplari. E che dire poi dell'evasivo lupo? A molti, tra cui il sottoscritto, è successo d'incontrarlo più volte o, perlomeno, di incontrarne le tracce.

Informare poi che il cacciatore (e intendo quella persona in regola con la legge) dopo aver versato circa 600 euro l'anno per la licenza di caccia, non esce di casa e spara a tutto ciò che si muove ma deve, giustamente, osservare delle norme venatorie molto severe accompagnate da multe e denunce penali per i trasgressori.

Infatti, sino allo scorso anno il Piemonte aveva una normativa venatoria (legge 70/96) tra le più severe, rispettose e restrittive d'Italia. Una legge che vincolava il cacciatore ad un solo territorio affinchè fosse responsabile del prelievo senza eccedere e distruggere l'oggetto della sua passione. Ora questa legge un pò per ignavia, faciloneria e superficialità da parte delle forze poltiche, delle associazioni venatorie, ambientaliste e quant'altre, è stata cancellata lasciando dietro di se strascichi legali e una sorta di far west ove ognuno è libero di agire come crede. Tutto ciò non va bene!

Sono un cacciatore e come tale tengo molto all'ambiente in cui mi immergo per esercitare, nel massimo rispetto, la mia passione e non vedo perchè si debba sprecare un patrimonio così cospicuo. Cito ad esempio le civili Province autonome di Bolzano e Trento ove la caccia è tenuta in altissima considerazione e contribuisce in modo generoso all'economia locale. Dove i cacciatori sono visti come persone serie, competenti e oneste che contribuiscono alla salvaguardia del patrimonio agro-silvo-pastorale.

E che dire della Valle d'Aosta la quale autorizza la caccia, previo accompagnamento di un Agente Forestale, in alcune zone del Parco Nazionale del Gran Paradiso per produrre un reddito da destinare alla tutela dell'ambiente? Per non parlare poi dei paesi del Nord i quali non osteggiano la caccia ma la indirizzano verso un prelievo rispettoso e remunerativo per la comunità. Ora mi chiedo, non è possibile fare questo anche in Piemonte? Non è forse giunto il tempo di sedersi ad un tavolo e discutere? Perchè rinunciare ad alcuni milioni di euro che i cacciatori versano nella casse della Regione?

Con quel denaro e leggi serie ed efficienti, ambientalisti e cacciatori possono convivere, ognuno con le loro idee ma nel reciproco ruispetto ed aiutare la natura. Ciò a patto che tutti facciano il loro dovere ma, soprattutto, senza sterili polemiche e stolte prese di posizioni accompagnate spesso da insulti (assassini e via dicendo) che non rendono giustizia all'intelligenza delle persone civili.

Quindi non facciamo come i "capponi di Renzo" -di Manzoniana memoria- i quali, seppur legati per le zampe e destinati a tragico comun destino continuavano, stupidamente, a beccarsi tra di loro.

Grazie per l'ospitalità

Riccardo Lovera

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