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Al Direttore | 21 settembre 2012, 09:07

Caccia, il punto di vista degli agricoltori: "Non esiste alternativa se vogliamo sopravvivere nel nostro mestiere"

Da Bergolo ci scrive il signor Daniele Saredi: "Siamo come un barcone alla deriva"

Caccia, il punto di vista degli agricoltori: "Non esiste alternativa se vogliamo sopravvivere nel nostro mestiere"

Spett.Direttore,

in questo tutti contro tutti sull’argomento caccia, vorrei esprimere il parere di chi si trova in mezzo al fuoco incrociato di Pseudo-animalisti, animalisti e cacciatori: gli Agricoltori.

Non sono cacciatore, non sono un fan della caccia, nessuno dei miei famigliari ci và, sono in disaccordo nel cacciare animali innocui come gli uccelli e creare inutili sofferenze ad essi, ma la reputo al momento l’unico strumento indispensabile per tenere a bada animali dannosi come caprioli e cinghiali.

Siamo come un barcone alla deriva. Questo è lo stato d’animo della maggioranza degli agricoltori che vivono e lavorano in alta Langa sulla tematica degli ugulati. Usando queste parole non voglio ingigantire il problema, ma solamente portare a conoscenza i fatti che accadono quotidianamente su queste colline.

Il numero di questi animali selvatici è ormai fuori controllo da parecchio tempo e nonostante la caccia, cinghiali e caprioli  sono in costante aumento come i danni alle coltivazioni e gli incidenti stradali di anno in anno. Spesso, nonostante i dispositivi di protezione (filo elettrico o recinzioni), questi animali riescono a penetrare  nelle coltivazioni e in una sola notte di bagordi il lavoro di mesi e mesi viene distrutto completamente, sopratutto dai cinghiali.

Nell’azienda di mio fratello abbiamo realizzato un nuovo noccioleto dove,  durante la primavera, i caprioli hanno spellato con le corna numerose piante, facendole seccare, mentre durante l’estate i noccioli di 2 anni sono stati devastati dai cinghiali che per prendere le poche nocciole sulla pianta hanno spaccato numerosi rami, che ora dovranno ripartire da zero, perdendo in futuro ben 2 anni di raccolto.,Per non parlare della pregiata varietà di Meliga Ottofile della quale abbiamo perso il 60% del raccolto.

Pure gli incidenti stradali sono in aumento. Io stesso, tornando a casa, una sera ho colpito un cinghiale sbucato all’improvviso, per fortuna senza danni alle persone ma con 2000 euro di danni alla vettura e un risarcimento di ben 176 euro! Però spesso gli incidenti hanno conseguenze peggiori dei danni ai veicoli, come ci raccontano alcuni fatti di cronaca recenti. Il problema è che i “rimborsi” non sono sufficienti a coprire l’entità dei danni subiti, non vengono più forniti dispositivi di protezione perché “dicono” che non ci sono soldi, ed è impensabile e impossibile barricare km e km di coltivazioni con recinti dai costi proibitivi.

Credetemi, lavorare in queste condizioni è davvero deprimente, verrebbe voglia di mandare tutto al diavolo. Siamo al grottesco, in quanto ho parlato con agricoltori che hanno abbandonato alcune coltivazioni (mais in particolare) perché tanto i cinghiali le distruggono. Ma dobbiamo arrivare a questi punti? Si parla di tenere i giovani in campagna e poi tocca gettare la spugna per lasciare proliferare questi animali?

Leggo commenti di animalisti che dicono: no alla caccia, lasciamo che la natura faccia il suo corso. Ma se lasciamo fare, nel giro di pochi anni saremo costretti ad abbandonare le nostre coltivazioni! Se codeste persone che urlano tanto, conoscessero  un po di scienza, saprebbero bene della catena alimentare e in zone come la mia, dove manca il predatore, questo lavoro qualcuno deve pur farlo, altrimenti ci sarebbe una riproduzione incontrollata di questi animali con conseguenze serie sull’ecosistema e sul territorio.

Trovo invece ipocrite le parole sbandierate da certi animalisti che ripetono spesso “animali torturati” dai cacciatori. Mi fermo a riflettere un attimo e dico: ma dov’è la tortura a questi animali? Un colpo, una frazione di secondo l’animale è morto senza sofferenze. Non è forse peggio la vita che fanno i polli, vitelli o maiali rinchiusi in allevamenti intensivi dove non vedono mai la luce del sole, dove non possono muoversi e trascorrono una vita di sofferenza? Per lo meno questi animali vivono liberi fino alla fine.

Purtroppo l’ipocrisia ci porta a queste stupide liti che non portano a nulla. Caccia o non caccia, PER LA MANCANZA DEL PREDATORE,  quei cinghiali o caprioli in eccesso sarebbero comunque abbattuti dalla guardia forestale o dai guardia parchi per un mantenimento OTTIMALE DELL’ECOSISTEMA .

Se tutti vogliamo fare qualcosa per la natura, iniziamo ad acquistare la carne da allevamenti certificati che rispettano il benessere animale e prodotti non testati su di essi. Sarebbe un buon punto di partenza. Per Tutti.

Daniele Saredi, Bergolo

 

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