Il Covid, comunque la si pensi o la si voglia vedere, non è scomparso. Ciò che si è notevolmente ridotto è la mortalità provocata da questo virus e il numero delle persone che devono ricorrere alle cure ospedaliere.
La vaccinazione della popolazione, la miglior conoscenza del virus e quindi delle cure sono stati elementi fondamentali in una battaglia lunga e piena di ostacoli e ricadute.
Il Covid ha messo in crisi l'organizzazione degli ospedali, che sono stati costretti a fare i conti con una logistica tutta da rimodulare, con separazione dei percorsi, dei posti letto, di personale. Molti reparti mantengono ancora la siddivisione tra "puliti" e "sporchi"; altri sono pronti a strutturarsi a seconda delle necessità. Ciò che il Covid ha insegnato, infatti, è il concetto di flessibilità: ci si rimodula rapidamente in base all'andamento del virus.
Le ultime settimane hanno visto una riprogrammazione dei posti letto Covid.
E' il caso della Degenza Dipartimentale Chirurgica 4. Dal 17 ottobre scorso il reparto è stato stato assegnato parzialmente alla gestione dei casi di positività al Covid-19 nei pazienti chirurgici, pazienti che derivano in gran parte dai reparti di cardiochirurgia, chirurgia toracica e chirurgia vascolare.
Uno dei lavoratori del reparto ha espresso dei dubbi molto seri sulla nuova organizzazione. Ci ha contattati evidenziando le molte criticità e i molti pericoli a cui sarebbero esposti i pazienti e gli stessi operatori.
"Da lungo tempo osservo una grave mancanza di personale nei reparti ospedalieri dell’Azienda, ma ultimamente le politiche interne ci obbligano a lavorare in condizioni di scarsa o nulla sicurezza, sia per noi professionisti, che per i pazienti".
Riferendosi alla divisione del reparto, scrive: "E' stata effettuata tramite un muro ed una porta tagliafuoco installati a metà del corridoio del reparto stesso, creando di fatto due aree distinte e stagne per ragioni di isolamento del virus, questo implica che il personale presente nella zona “bianca”, ovvero la zona non interessata dai casi di Covid ed il personale presente in area “rossa”, la zona dove sono ricoverati i pazienti positivi al Covid, non possano comunicare ne interagire in alcun modo, se non telefonicamente.
Tutto sarebbe perfetto e regolare se non che la scelta della direzione sanitaria aziendale è stata quella di inserire tre persone, due infermieri ed un OSS per ogni turno, obbligando di fatto la perenne divisione del personale a due persone in una zona ed un singolo nell’altra.
Questa gestione crea una problematica molto incresciosa: infatti l’operatore (spesso l’infermiere) che rimane da solo in una determinata zona, non ha possibilità alcuna di agire in modo efficace e tempestivo per qualsiasi emergenza che possa crearsi in reparto; facendo l’esempio di un grave malore di un paziente, nessuna manovra salvavita può esser prestata da un singolo, il quale dovrebbe allontanarsi dal paziente per avvertire i colleghi telefonicamente per avere aiuto nel soccorso del paziente. Inoltre, il passaggio da una zona all’altra implica un notevole impiego di tempo per effettuare la vestizione o la svesitizione del personale dai DPI da indossarsi in caso di permanenza in zona Covid, rendendo ancor meno efficaci le manovre di soccorso di tale paziente.
Pensiamo poi allo sfortunato caso in cui l’unico operatore presente in reparto, magari durante un turno notturno, avesse sfortunatamente un malore di qualsiasi tipo, o ancor peggio venisse aggredito da un paziente confuso o violento! Non vi sarebbe modo alcuno per accorgersene tempestivamente e prestare il dovuto soccorso!"
Abbiamo ovviamente chiesto una replica, in merito alle dichiarazioni succitate.
A rispondere sono stati il Direttore Sanitario di Presidio dottor Alessandro Garibaldi e al dottor Andrea Maccario, coordinatore Dipartimento Emergenza e Aree Critiche.
"In risposta a quanto segnalato, si precisa che le misure di adeguamento e revisione dell’architettura organizzativa del reparto oggetto della segnalazione, identificato per l’accoglienza di pazienti Covid in area dedicata e strutturalmente isolata, sono state adottate dalla Direzione Sanitaria di Presidio di concerto con il Direttore del Reparto, il Servizio di Prevenzione e Protezione e la Direzione delle Professioni Sanitarie sia in funzione della nuova predisposizione strutturale del reparto, sia in base al numero dei soggetti ricoverati.
In tale contesto, i pazienti in entrambe le aree di degenza sono sempre assistiti in sicurezza, in quanto il modello organizzativo adottato era già stato procedurato e attuato nello stesso reparto nel corso delle recrudescenze dalla pandemia ed ogni professionista ha ricevuto dettagliate indicazioni operative, anche relative alle modalità da adottare in caso di emergenza.
In particolare le specifiche procedure aziendali, note a tutti i professionisti all’uopo debitamente formati, prevedono che le manovre rianimatorie debbano essere iniziate dal singolo operatore, in attesa di intervento del “team di emergenza interna”, previa chiamata del numero unico aziendale. Si precisa che l’Infermiere operante in area Covid è dotato di telefono fisso, di telefono portatile ed ha a disposizione il campanello di chiamata collegato all’area di degenza adiacente.
Si precisa inoltre che la parete divisoria della degenza, pur garantendo il contenimento del rischio infettivo, non preclude in caso di necessità la possibilità di comunicare con gli operatori presenti nell’altra area.
Le procedure di vestizione dei dispositivi di protezione individuali inoltre sono patrimonio comune dei professionisti sanitari e vengono svolte in tempi contenuti.
L’aver reso flessibile la presenza dell’Operatore Socio Sanitario in condivisione con altra area di degenza, è scelta avvenuta solo sulla base dell’imminente chiusura dell’area di degenza Covid del reparto in oggetto e comunque regolamentata in base a criteri chiari e definiti, tali da non compromettere l’incolumità di pazienti e operatori".














