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Attualità | 14 novembre 2024, 17:24

In dieci mesi 35 casi di aggressione nei confronti di sanitari e operatori dell’ospedale di Verduno

Alcune decine gli episodi che l’Asl Cn2 ha registrato dall’inizio dell’anno nella struttura di Langhe e Roero

In dieci mesi 35 casi di aggressione nei confronti di sanitari e operatori dell’ospedale di Verduno

In dieci mesi trentacinque aggressioni a medici e infermieri. Sono quelle contate in ambulatori e reparti dell’ospedale "Ferrero" di Verduno dall’inizio del 2024 alla fine di ottobre.

Il dato è quello che il nostro giornale ha richiesto all’Asl Cn2 all’indomani della conversione in legge, da parte della Camera dei Deputati, del decreto contro le violenze nei confronti di sanitari. 

Una norma varata con 144 voti a favore, nessun voto contrario e 92 astenuti e che da alcune settimane, oltre a introdurre nell’ordinamento il reato di danneggiamento delle strutture sanitarie pubbliche, consente l'arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l'arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti della sanità.

Una misura richiesta a gran voce dalle organizzazioni di questi ultimi, anche alla luce delle notizie che con cadenza quotidiana danno conto delle aggressioni subite da sanitari durante l’espletamento del proprio servizio.

Il dato di Verduno, nello specifico, non riguarda solamente il Pronto Soccorso, ma è frutto di un attento monitoraggio che coinvolge l’intero presidio.

Il rendiconto riferisce di una media di quasi un caso a settimana – 35 su 43 –  e di 17 episodi che hanno avuto natura fisica, mentre i restanti 18 si sono "limitati" a un livello verbale che si traduce comunque in insulti, ingiurie o minacce.

Un dato allarmante, per chi scrive, appena mediato dalla quota di fatti che, di quel totale, va attribuito a pazienti con problematiche psichiatriche. Al netto di questi ultimi, rimane la rappresentazione della degenerazione arrivata a minare il rapporto degli utenti con la prima linea di un Servizio Sanitario Nazionale messo in crescente difficoltà dalla mancanza di fondi, ma anche dall’ormai cronica carenza di personale. Quegli stessi addetti che, quando non emigrano, sempre di più fuggono tra le braccia del settore privato per inseguirne le migliori condizioni di lavoro e retributive, ma anche per allontanarsi da un pubblico non completamente estraneo a metodi violenti.

Colpisce che, nel confronto con altre realtà piemontesi, si pensi anche soltanto alla vicina Asti (leggi qui), il "Ferrero" si presenti ancora come un’isola ancora felice. La riprova nel fatto che tra quelli citati non ci sono stati casi così efferati da portare la struttura langarola agli onori delle cronache, nemmeno locali.

Ciononostante, all’ospedale unico di Alba e Bra si dimostra di tenere bene in considerazione il problema e di aver già attuato opportune misure preventive. 

Qui si parla dell'utilizzo di video-sorveglianza in tutte le zone comuni, interne ed esterne; dell’adozione di una guardia giurata presente 24 ore su 24 e sette giorni su sette all'interno del presidio; di un'attenta attività formativa al personale su come comportarsi in caso di aggressione; dell’esposizione - per dipendenti e utenti - di numeri telefonici da contattare in caso di aggressione e una campagna informativa nel presidio, destinata all'utenza, per sensibilizzare sul problema.

Ezio Massucco

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