Il Mudet si prepara a cambiare passo. Con l’approvazione della coprogettazione portata avanti insieme al Centro Nazionale Studi Tartufo, l’Amministrazione comunale ha definito il nuovo assetto gestionale del Museo dedicato al tartufo, bene identitario delle Langhe e patrimonio materiale e simbolico della città di Alba. Ora che la fase tecnica si è conclusa e la firma della convenzione è alle porte, si apre un percorso che intende trasformare il Museo del tartufo in un luogo più vivo, partecipato e riconoscibile: un nodo culturale, turistico e comunitario. Per capire visione, obiettivi e tempistiche, abbiamo fatto alcune domande Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo.

Qual è la direzione scelta insieme al Comune per il futuro del Mudet?
“Il tartufo è un elemento identitario profondo del nostro territorio, non solo per l’aspetto gastronomico ma per le sue radici culturali, storiche, naturalistiche. Il Museo già oggi offre uno sguardo su molte di queste dimensioni, ma il nostro obiettivo è renderle più coinvolgenti e interattive. Parliamo di laboratori, percorsi guidati, attività didattiche, strumenti digitali: esperienze che permettano di avvicinare pubblici diversi”.
Quali saranno le prime azioni concrete?
“I mesi di gennaio e febbraio verranno dedicati a un intenso lavoro di relazione con il territorio: visite preserali e incontri con l’associazionismo locale, le realtà culturali, gli operatori del turismo e della ricettività. Il modo migliore per rafforzare un museo è partire da chi vive qui. Se non lo conosciamo e non lo valorizziamo noi, è difficile proporlo con efficacia a chi arriva da fuori”.
Il progetto prevede nuove attività museali?
“Assolutamente sì. Oltre ai laboratori già avviati negli anni scorsi, vogliamo consolidare l’offerta didattica e costruire percorsi condivisi con le scuole. I tempi della programmazione scolastica impongono di lavorare molto in anticipo, perciò questo periodo invernale sarà decisivo”.
Il Mudet verrà ripensato anche dal punto di vista organizzativo?
“Un punto chiave riguarda il coordinamento tra funzioni comunali e funzioni affidate al Centro Studi: dalla biglietteria alla manutenzione, dall’accoglienza alle attività culturali. Vogliamo ottimizzare le sinergie e lavorare anche sulla formazione, valorizzando chi già opera nella struttura. Il fatto che il Museo abbia dato opportunità di inserimento a persone fragili è un valore che va mantenuto”.
Il progetto guarda molto anche alla rete dei musei e dei soggetti del territorio. Perché è così importante?
“Perché un museo del tartufo non può vivere isolato. Deve dialogare con l’ATL, con la Fiera Internazionale, con le guide turistiche, con i trifolao, con le scuole, con i Paesaggi vitivinicoli, con la rete delle tartufaie didattiche. E deve inserirsi anche nella rete nazionale e internazionale: Associazione Nazionale Città del Tartufo, Città Creative UNESCO, Musei Italiani del Tartufo, progetti di ricerca universitari. Il MUDET deve diventare un tassello attivo dentro una costellazione più ampia”.
In passato si è discusso molto sul numero dei visitatori. Qual è la vostra lettura?
“È inutile essere trionfalisti o disfattisti. Le diecimila presenze dei primi anni sono poche per una città come Alba, ma superiori a molti musei provinciali. Non si tratta di giudicare il passato, ma di accompagnare una risorsa nuova verso uno sviluppo graduale. Il museo deve essere capito e vissuto dai cittadini e proposto con convinzione ai visitatori”.
E sul piano del personale?
“Il Centro Studi mette a disposizione la propria responsabile tecnica Isabella Gianicolo, che ha competenze scientifiche e organizzative, per almeno un quarto del suo tempo. Sarà affiancata da una figura part-time con competenze museali. Insieme garantiranno progettazione didattica, iniziative culturali, comunicazione, ricerca di finanziamenti e coordinamento con gli uffici comunali”.
Quando inizierà ufficialmente il nuovo corso?
“La convenzione verrà firmata nelle prossime settimane. Da gennaio partiremo con le prime attività interne, tra riordino, manutenzioni e incontri con il territorio. Da primavera si avvieranno le nuove proposte di fruizione. Il percorso sarà graduale ma continuo”.
















