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Attualità | 19 aprile 2025, 12:00

Buona Pasqua con le uova artistiche di Prezzemolo

Dalle uova di Fabergé alle uova Favachè, fatte a mano con la tecnica “paperoles”

Buona Pasqua con le uova artistiche di Prezzemolo

Festeggiare la Pasqua in modo originale con uova artistiche: è questa l’idea del piemontesissimo Mario Collino, in arte “Prezzemolo”, che realizza capolavori a mano con la tecnica “paperoles”, dal francese papier roulé, che significa letteralmente “carta arrotolata”.

Eseguiti tra il XVII e il XIX secolo, i paperoles erano una particolare tipologia di reliquiari a utilizzo domestico o conventuale, decorati e abbelliti con carta, fili dorati, ricami e altri materiali più o meno preziosi, eseguiti tradizionalmente da suore di clausura, traendo ispirazione dalla tecnica orafa della filigrana.

Venivano costruiti arrotolando su se stesse piccole striscioline di carta colorata secondo motivi per lo più a soggetto floreale. Successivamente, potevano essere impreziosite da perline, conchiglie, coralli, piccole pergamene, ritagli di stoffa, pezzetti di vetro e frammenti ossei attribuiti ai santi.

Nascono così le uova Favachè di Prezzemolo, tra i più raffinati esempi di queste opere d’arte in miniatura. Oggetti piccoli e semplici, di inaspettata bellezza, composti da minuscoli e curati dettagli dalle infinite combinazioni. Non solo cioccolato, ma anche una forma di bellezza artistica: grazie all’eclettico personaggio cuneese, l’uovo di Pasqua diventa protagonista di un’originale collezione che suscita grande stupore.

L’uovo, è da tempo il simbolo principe della Pasqua, alimento altamente proteico, somiglia ad un sasso, sembra privo di vita come un sepolcro di pietra, ma all’interno è custodito un nucleo di vita. La sua storia inizia agli albori della cultura e della pittura. Mescolato alla tempera, infatti, ha consentito la resistenza dei colori nel corso del tempo nelle più grandi opere d’arte.

Il lato artistico dell’uovo è stato ripreso da moltissimi nomi di fama internazionale e mondiale, contemporanei come René Magritte, Salvador Dalì, Andy Warhol, Lucio Fontana tra i più conosciuti. La forma dell’uovo sembra fondere il cerchio (simbolo del divino) e il triangolo, direzione dell’ascesi mistica, confermandone la forte carica simbolica che ha ispirato moltissimi artisti.

L’usanza di offrire uova decorate con elementi preziosi affonda le sue radici nella notte dei tempi. Da sempre considerato “principio primo” di vita, la simbologia dell’uovo è antichissima. Strettamente legata al concetto di resurrezione per i cristiani e dunque alla primavera in quanto rinascita della vita sulla Terra, l’usanza di mangiare uova benedette a Pasqua risale al Medioevo, mentre è nel XIII secolo in cui risulta segnata nei libri contabili di Edoardo I d’Inghilterra una spesa per 450 uova decorate e rivestite d’oro da donare come regalo di Pasqua. Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo russo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro il compito di preparare un regalo speciale per la zarina Maria.

Ci sono poi le uova di cioccolato, icone della Pasqua occidentale, adorate specialmente dai più piccoli, che risalgono all’epoca di Re Sole, Luigi XIV, per poi estendersi altrove già dai primi decenni dell’Ottocento. C’è pure chi ricorda come già nel Settecento, dalle parti di Torino, ci fosse l’usanza di inserire un piccolo dono dentro le uova di cioccolato.

Di solito per trovare la sorpresa bisogna rompere le uova di cioccolato, nel caso delle proposte pasquali di Prezzemolo è sufficiente guardare le uova Favachè per rimanerne sorpresi. Per mettere a punto queste creazioni c’è bisogno di tempo e pazienza, ma solo così si può esaltare la tradizione del dono pasquale.

Opere uniche in cui l’inventiva si incontra con la lavorazione artigianale e dove tanti tipi di carta si mescolano per rendere la bellezza e la semplicità di cui sono fatte le paperoles stesse: piccoli oggetti dal grande valore simbolico e umano, che portano con sé storie di culti, di riti e di vita.

Un po’ di biografia

Chi è Prezzemolo? E qual è la sua storia? Piano, siamo qui apposta. “Prezzemolo” è il soprannome usato per definire una persona che fa molte cose o presente dappertutto, proprio come la pianta che conosciamo tutti.

Ecco, Mario Collino, classe 1947, pensionato della Michelin di origine cuneese, è diventato Prezzemolo, perché presente un po’ ovunque. Che ci sia una festa, un’iniziativa benefica o un happening nelle scuole, lui c’è con i suoi giocattoli di una volta, realizzati con il solo “opinel” (coltellino) e con pochi altri attrezzi.

Con la sua lunga e folta barba, il cappello da montanaro, la camicia tartan, gilet e pantalone di velluto, non passa di certo inosservato. Segni particolari: gli inseparabili scarponi con i quali ha raggiunto Santiago de Compostela.

Da anni raccoglie motti, proverbi, storie, canti e informazioni del mondo contadino del passato, contribuendo a salvare questo importante patrimonio culturale e usandolo per costruire i suoi balocchi. I materiali sono i più disparati: filo di ferro, tappi di bottiglia, barattoli di latta, pezzi di legno, bottoni, rami secchi, piume di gallina... Tutti pezzi poveri e privi di valore economico, che salva così dalla discarica.

Ma Prezzemolo è inarrestabile. Oltre a realizzare giocattoli d’antan, si diletta di astronomia (inventando semplici meccanismi per raffigurare le costellazioni), di origami (secondo l’antica tradizione giapponese) e appunto di paperoles.

Silvia Gullino

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