Tempo pieno. Un'esigenza - e spesso un miraggio - per la maggior parte delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Praticamente la totalità.
Questo è vero soprattutto nella fascia di età 6-10, quella corrispondente alla Primaria. Eppure, al cambiamento della società, non sempre la scuola ha saputo rispondere in modo adeguato, costringendo le famiglie ad appoggiarsi ai nonni, quando si ha la fortuna di averli, oppure a baby sitter o comunque a servizi a pagamento.
La questione è stata sollevata da un gruppo di genitori di Busca, i cui figli, a settembre, inizieranno la prima elementare nel nuovissimo ed iper moderno polo scolastico Carducci di Busca.
Nonostante abbiano fatto richiesta del tempo pieno, si sono sentiti rispondere che non sarà possibile.
Il Provveditorato ha infatti rigettato la richiesta. E non solo quella arrivata da Busca. Sarebbero quindici le nuove classi per le quali è stata fatta domanda, in provincia. Nessuna sarebbe stata accolta, come hanno evidenziato questi genitori.
Un no dovuto al fatto che le classi a tempo pieno assegnate alla provincia di Cuneo, 240 su un totale di poco meno di 1.200, sono già "occupate". E non se ne possono concedere altre.
Stando ai dati reperiti in rete, in provincia di Cuneo, il numero di classi a tempo pieno nella scuola primaria è significativamente inferiore rispetto ad altre aree del Piemonte, in particolare alla provincia di Torino. Secondo dati riportati da Openpolis nel 2021, nei piccoli comuni — che costituiscono la maggioranza del territorio cuneese — meno del 15% delle classi della scuola primaria è a tempo pieno, mentre nei comuni più grandi la percentuale supera il 60%. Busca è uno dei comuni più grandi, eppure non avrà il tempo pieno.
"Come genitori ci siamo quindi informati e documentati ed abbiamo così capito di essere tra le provincie più disgraziate in tale vicenda. Abbiamo quindi scritto al Ministro Valditara, all'assessore regionale Chiorino, al sindaco e non solo. Nessuna risposta. Abbiamo quindi cercato di coinvolgere i vari Dirigenti scolastici affinché tutti insieme si cerchi di risolvere un problema che la nostra provincia vive e subisce".
"Riteniamo che il criterio del numero chiuso non sia più sostenibile – scrivono –. Limita l’accesso paritario al diritto allo studio e non tiene conto delle esigenze reali delle famiglie".
La situazione che evidenziano è tra l'altro paradossale: il nuovo edificio scolastico, ricostruito di recente grazie a fondi regionali e contributi GSE, è un modello di innovazione ed efficienza. Dispone di mensa, auditorium, ampi spazi didattici, aree esterne e, a breve, anche di una palestra. Tutti i requisiti per il tempo pieno ci sono. Ma l’autorizzazione manca.
Secondo le famiglie, questo si traduce anche in un divario formativo. Il tempo pieno, con le sue 40 ore settimanali, offre 430 ore in più ogni anno rispetto al modulo ridotto da 27 ore. Un totale di oltre due anni scolastici nel ciclo quinquennale. "Non si tratta solo di orario: è più didattica, più recupero, più confronto, più crescita. È un diritto", sottolineano.
La speranza è che la protesta pacata ma determinata delle famiglie non resti inascoltata. E che le scuole del territorio, unite, possano fare da cassa di risonanza a un tema che riguarda molti comuni della provincia.
"Siamo destinati a rimanere i figli di un Dio minore? Possiamo permettercelo riguardo ad un tema così importante come l'istruzione e la formazione dei nostri figli? Non chiediamo privilegi, chiediamo solo che venga riconosciuto un servizio essenziale a cui anche i nostri figli hanno diritto".













